la cornice teorica del mio lavoro

La terapia cognitivo - comportamentale

All’interno della cornice concettuale della Terapia Cognitivo- Comportamentale (CBT), lavoro sulla base della costruzione di una solida alleanza terapeutica con la persona, promuovendo una collaborazione attiva con i pazienti nella finalità di risolvere in tempi piuttosto brevi, quei problemi concreti che non permettono alla persona di vivere al meglio. Il mio obiettivo è attivare tutte le risorse del paziente, attraverso la messa in atto di strategie che favoriscano il processo di cambiamento. Quanto avviene nel corso della terapia, ha come finalità ultima rendere la persona maggiormente consapevole del proprio funzionamento mentale, così che possa divenire capace di gestire in modo autonomo gli aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali che generano la propria sofferenza.

La terapia cognitivo- comportamentale (CBT) è attualmente considerata uno dei modelli più efficaci per la comprensione e il trattamento dei disturbi psicopatologici: numerosi studi scientifici ne confermano l’efficacia indicandola come l’intervento d’elezione per molti quadri sintomatologici, così come mostrano recenti documenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

 

“L´uomo è turbato non tanto dagli eventi, ma da ciò che egli pensa sugli eventi”.

La precedente citazione di Epitteto introduce quello che è il fondamento della terapia cognitiva: la teoria alla base evidenzia il fatto che ognuno abbia una rappresentazione soggettiva della realtà, responsabile talvolta nell’originare e mantenere la sofferenza emotiva. Per la CBT, non sarebbero gli eventi in sé a dare vita ai disturbi psicologici, bensì il personale modo di guardarli, attraverso le proprie strutture cognitive. Infatti, di fronte alla stessa situazione, due persone diverse non avranno necessariamente le stesse reazioni emotive e comportamentali: questo perché le emozioni e i comportamenti sono strettamente legati a ciò che ci diciamo degli eventi, ovvero ai pensieri che facciamo su di essi. Guardare il mondo attraverso una serie di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, può perciò dare vita a emozioni che non ci portano a reagire nel modo che ci sarebbe più utile. Grazie alla terapia Cognitiva- Comportamentale, è possibile individuare quelle personali relazioni esistenti fra pensieri, emozioni e comportamenti che non aiutano a reagire adeguatamente alla realtà, comprendere come si sono costruite nel tempo, e modificarle in modo da rendere le emozioni più gestibili e adottare di conseguenza comportamenti che aiutino a vivere meglio.

Le terapie di terza generazione CBT

Al fine di raggiungere gli obiettivi terapeutici nel modo quanto più individualizzato possibile in base ai bisogni di ognuno, nella pratica clinica sono solita integrare l’approccio CBT standard, con altri più moderni approcci teorici sviluppati negli ultimi 20 anni, che rivestono la cosiddetta “terza generazione” di terapia cognitivo- comportamentale. Questi, aggiungono ulteriori potenzialità teoriche e tecniche agli interventi: ciò che si persegue, non è in questo caso la modifica dei pensieri disfunzionali, come fa la CBT standard, bensì la modifica della loro funzione e della relazione fra i pensieri e l’individuo, prediligendone l’accettazione, lo spostamento attentivo e la mindfulness al fine di implementare il benessere psicologico. In particolare, gli approcci fra questi più noti e da me utilizzati sono:

  • Terapia basata sull’accettazione e sull’impegno (ACT)
  • Terapia Metacognitiva (MCT)
  • Terapia basata sulla compassione (CFT)
  • Terapia dialettico- comportamentale (DBT)
  • Terapia cognitiva basata sulla Mindfulness (MBCT)